Ipotesi di un’azienda associata consortile per sopperire alla carenza di personale nei servizi sociali

Incontro nella sala consiliare tra rappresentanti di alcune delle associazioni del terzo settore e quelli dell'amministrazione comunale in merito alla gestione dei servizi alla persona in campo sociale, con in aula anche alcuni genitori.

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Incontro nella sala consiliare tra rappresentanti di alcune delle associazioni del terzo settore e quelli dell’amministrazione comunale in merito alla gestione dei servizi alla persona in campo sociale, con in aula anche alcuni genitori. Se ci aspettavano aggiornamenti diversi rispetti agli incontri precedenti, però, non si è stati accontentati.

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Se “lato cittadini” si chiedono risposte diverse a quelle attuali, e da parte della politica si chiede conto del malcontento reale e presunto, “lato via Perugini” si devono fare i conti con una “situazione ad imbuto”: diverse forme di finanziamento da gestire, più enti coinvolti (Comune, Asp, scuole, terzo settore, etc), lo stesso ridotto numero di personale che ha nella propria gestione sia pratiche comunali lametine che quelle dell’ambito territoriale sanitario che abbraccia anche l’hinterland.

La dirigente Bufano spiega come una prima proposta avanzata agli altri Comuni sia stata quella di accentrare al capofila (Lamezia) i fondi destinati per organizzare i nuovi contratti degli assistenti sociali, unico finanziamento che ad oggi va ancora diviso tra le singole amministrazioni e non direttamente gestito da un unico soggetto per ambito, con solo Gizzeria a non aver espresso il proprio assenso. L’obiettivo sarebbe quello di arrivare a mettere a contratto 27 assistenti sociali per l’ambito lametino che conta più di 100.000 cittadini.

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Altra strada quella dell’azienda associata consortile, un soggetto giuridico autonomo formato dagli enti pubblici coinvolti che andrebbe a gestire per conto delle amministrazioni comunali dell’ambito quanto previsto dal piano territoriale. Ipotesi che, tenendo fuori i soggetti privati, però non convince i rappresentanti delle associazioni, ma che per passare dovrebbe ottenere l’unanimità di tutti i sindaci (aspetto ad oggi non necessariamente garantito, come testimoniato in precedenza).

Tornando alla situazione di via Perugini, il settore servizi alla persona abbraccia sia l’ambito di quelli sociali che scolastici, ma con a tempo indeterminato 1 solo amministrativo e 2 altri dipendenti a supporto, il che fa si che ogni pratica ha tempi di elaborazione più lunghi. Sul tavolo a livello nazionale c’è l’ipotesi di avere fondi dedicati alle assunzioni a tempo determinato per ogni Ats di ulteriore personale, ma si è ancora alla fase di discussione con le varie sezioni regionali dell’Anci.

La dirigente si sofferma così sulle varie linee di finanziamento su cui si è lavorato nello scorso triennio, mettendo in luce come dopo progettazione ed esecuzione, la fase di rendicontazione trovi altri ostacoli nello spiegare perché ci siano ancora fondi non spesi o domande non liquidate. Ci sono poi i problemi degli accreditamenti secondo quanto richiesto dalla Regione, con il caso di quelle dell’assistenza domiciliare che ad oggi vede un solo soggetto in regola ed un secondo in fase di autorizzazione.

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Senza dipendenti non si fanno gli atti amministrativi, ma ai cittadini e alle associazioni questo non basta come spiegazione perché si lamenta l’assenza dei servizi garantiti invece in altre realtà territoriali non calabresi (Dopo di Noi, progetto individuale, percorsi di inclusione scolastica e sportiva, etc), i quali però non possono essere previsti senza la conclusione burocratica, così come la mancata convocazione di tavoli tematici. In via Perugini ad oggi ancora non è autorizzato altro ambito di soluzione, non potendo assumere per limiti finanziari e normativi le 30 unità in più richieste nel piano interno organizzativo, ma del Piano e del Piano del Fabbisogno del Personale non si è parlato se non fugacemente negli interventi del sindaco Mascaro e dell’assessore Rizzo, chiamati in causa come parte politica in un ragionamento amministrativo in cui i poteri sono limitati. Pochi “ragionamenti politici”, anche per la presenza di più “ospiti” che consiglieri comunali, anche se si continua ad alimentare il bias cognitivo di “sindaco massima autorità sanitaria” che trova diritto di cittadinanza più nei comunicati stampa e lamentele che nelle norme (realmente vigenti tanto oggi che in futuro, giusto come promemoria per la campagna elettorale avviata).

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